Presentata presso Audemars Piguet a Brassus, in Svizzera, Selenite Dreams è un progetto espositivo di BUREAU (Daniel Zamarbide, Carine Pimenta, Galliane Zamarbide) che esplora la presenza e l'essenza stessa del gesso come materiale e la sua trasformazione nello spazio.
Entrando nella mostra, le opere di Nina Beier, Latifa Echakhch, Raphael Hefti, Olivier Laric e Christodoulos Panayiotou (tra gli altri) si trovano in una grotta bianca apparentemente indefinita, fatta di pareti e volte in gesso che portano il visitatore a stretto contatto con le opere.
Facendo eco all'arte illusoria di Dalì, la condizione abituale di cubo bianco di uno spazio espositivo sembra essersi sciolta, dando luogo a bordi poco chiari e a un continuum spaziale o a una formazione topologica.
In risposta al libro di Jill Stoner "Towards a minor architecture", i BUREAU si considerano "architetti minori". Pertanto, lavorare con il gesso è appropriato per quest'ultima mostra; il gesso, la forma estratta del gesso, è composto principalmente da solfato di calcio diidrato. È un materiale semplice che è stato ampiamente utilizzato per prefigurare e anticipare opere d'arte in tutto il mondo, realizzando stampi figurativi positivi di sculture definitive.
Il materiale rimanda anche a fantasticherie mitologiche, dato che il sinonimo di gesso è la selenite, un materiale citato nella sfera onirica di Selene, dea della luna, e legato a molti siti meravigliosi come le stupefacenti grotte di cristallo - La Cueva de los ristales - a Naica, Chihuahua, Messico. In altre forme, il gesso viene utilizzato per fratture ossee, lesioni dei tessuti molli, malattie ortopediche e processi infiammatori, portando stabilità e riposo alle parti del corpo ferite.
