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SIDERA (headquarter CIA CONAD)

SIDERA (headquarter CIA CONAD)
Marcin Dworzyński

SIDERA (headquarter CIA CONAD)

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Il complesso sorge ai margini della città di Forlì, all’interno di un’area produttiva a pochi chilometri dal centro storico, un punto fortemente strategico ma privo di linguaggio architettonico.

 

Il progetto si inserisce dunque in un contesto che non offre spunti o vincoli se non quelli legati al rigido e tassativo programma funzionale presentato dalla cooperativa.

La scelta, sin dalle prime fasi, è stata quindi quella di non privilegiare la ricerca formale in sé ma lasciare che l’edificio si svelasse adattando le sue linee alle esigenze funzionali e logistiche imposte.

Il Sidera, sviluppa orizzontalmente per una lunghezza di 100 metri e un’altezza di 33 partendo da un basamento di terreno alto circa 3 metri. Solo tre sono i materiali che connotano la superficie esterna: alluminio, cemento pigmentato nero e vetro.

 

L'alluminio naturale previsto per le lamelle è protagonista e riflette elegantemente la luce naturale assumendo connotazioni e colori differenti nelle varie ore del giorno e a seconda delle condizioni atmosferiche. Questo, unito al ritmo serrato delle pinne frangisole, crea il piacevole inganno circumnavigando il Sidera, di percepire l’edificio come un blocco opaco o trasparente a seconda del punto di vista da cui lo si guarda.

Il concetto di involucro non riguarda solo le superfici perimetrali ma include la copertura, da subito intesa come una sorta di quinto prospetto. La scelta cade sul tema vernacolare del tetto a falde, di per sé inedita in un contesto industriale: sei falde inclinate si articolano sul territorio sfruttando i tre grandi lucernari come anelli di congiunzione, alla ricerca di un dialogo con lo skyline dei vicini appennini.

Lo stesso studio degli interni è stato affrontato come un autentico componente, quindi non un progetto parallelo ma integrato e necessario allo sviluppo dell’edificio. Era chiara infatti l’intenzione, sin dai primi passi, di non affidare la rappresentatività dell’intervento al solo involucro, ma fare in modo che questo fosse la pelle di un organismo più complesso.

Nessun colore è stato aggiunto oltre la pigmentazione naturale dei materiali. Legno, alluminio, cemento rivendicano orgogliosamente la loro natura. La sobrietà dell’edificio in questo senso riflette la serietà e il pragmatismo dell’azienda.

Tra scaglie e tagli diagonali le grandi scale interne si propongono come il vero tema di rottura dell’intero impianto, a partire dall’essere l’unico ambiente da cui il Sidera può essere goduto in tutta la sua altezza. Le linee ipertrofiche e sinuose giocano di contrasto, attirando a sé il visitatore come una dirompente forza centripeta. Il nastro del parapetto striscia e si snoda, come un organismo vivente le cui radici vengono attratte dalla luce solare che penetra attraverso il grande lucernaio.

Il Sidera è un organismo vivente e creativo che nega la logica rigida dell’ortogonalità, evita qualunque costrizione statica obblighi a simmetrie monumentali e banali. L’ingresso, gli spazi distributivi, la sala assemblee, l’ultimo piano si articolano in un gioco di compressione alternata tra pareti e soffitti, superfici inclinate e sfaccettate.

In un contesto privo di identità e valore architettonico il Sidera si propone come un contenuto nuovo, una sorta di regalo, di risarcimento ad un territorio denso di scarsa qualità ma che può evidentemente diventare un territorio migliore, a beneficio di chiunque ne arrivi a fruire. Anche la scelta di circondare l’headquarter di 300 alberi e 22000 piante è la risposta al desiderio di disinnescare il contesto nel quale è costruito.

Nel progetto dell’Headquarter non c’è formalismo, ne individualismo, ma c’è alla base un forte senso di realtà, un forte intento di interpretare delle esigenze, di sentire e tradurre nell’edificio le trasformazioni che inevitabilmente l’uomo attraversa, senza mai perdere di vista la centralità delle relazioni e dell’essere uomo e individuo in un’attualità che ci tiene sempre più distanti dagli altri e dall’ambiente che ci circonda.

photo_credit tissellistudioarchitetti
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