Un piccolo palazzo a due piani con una terrazza ombreggiata nel vicolo Trubnikovsky. E il primo ristorante di cucina raffinata con piatti d'autore di Arkadiy Novikov. Intraprendendo il progetto, siamo rimasti stupiti dall'unicità della visione del cliente che non era fatta di modelli cliché di ristoranti già esistenti.
Ci sono stati presentati due mondi. Il piano terra rappresentava il mondo oscuro. Radici, terra e la terra stessa nella sua ricchezza. Il primo piano fungeva da portale verso il mondo della Luce, luminoso e arioso. Una splendida scala stratificata con lastre di ottone fa da ponte tra queste fasi di transizione. Essendoci stato commissionato un compito di tale portata, ci siamo immersi completamente nell'elaborazione dei mondi.
Per prima cosa, avevamo bisogno di punti di riferimento. Il radicamento del piano terra che si sviluppa nel mondo della luce. È così che ci è venuta l'idea del tavolo dello chef per 10 persone con le sue radici. E al primo piano volevamo leggerezza e danza con lo spazio. Così Arkadiy e Artem hanno portato avanti il concetto di un camino come elemento centrale.
Il piano terra con il suo muro bitorzoluto è la quintessenza della terra. Le persiane che assomigliano ai tappi dei funghi ti fanno pensare che crescano dalle pareti del ristorante. Le isole della cucina in ottone patinato creano l'analogia con i metalli sepolti nelle viscere della terra.
Il tavolo dello chef su misura che spunta dal pavimento con le sue radici è composto da otto frammenti di ceppi d'albero caduti. Il legno ideale portato dal Caucaso del Nord è stato meticolosamente raccolto, lucidato e sormontato da una lastra di pera selvatica per completare il tavolo d'autore su misura. La panca scultura nell'atrio d'ingresso è un totem tra i due mondi. Tonalità scure e legnose del piano terra e forme leggere e tattili del primo piano.
Ricche pareti opache sono accompagnate da uno specchio lucido -un capolavoro di Christophe Gagnon- che amplifica il misticismo dello spazio. La 'danza' con lo spazio superiore è andata di pari passo con l'area di terra. Abbiamo proposto di centrare lo spazio intorno alla scultura, il punto di partenza del progetto, e abbiamo trovato cruciale addensare lo spazio in un'entità massiccia, che è contemporaneamente malleabile e leggera, in termini di forma. Questo concetto ci ha portato all'opera di Henry Moore e Isamu Noguchi.
Stavamo lavorando contemporaneamente sulle pareti ad acquerello e sulla forma dei mobili. Quello che cercavamo era il calore e la natura cinestetica della stanza. Questo ha determinato la scelta della tappezzeria leggera come simbolo della trasparenza, amabilità e reattività di questo mondo. Il comfort dei clienti nell'atmosfera rilassante e ambientale del primo piano era della massima importanza per noi. Tutti i mobili, ad eccezione delle sedie, sono stati realizzati su misura dalle nostre idee. Volevamo dare il tocco finale con oggetti d'arte calmi e sottili, quindi abbiamo optato per la fotografia su pellicola in bianco e nero di Alexander Guyvoron, un artista fotografico che scatta le sue foto nell'isola di Sakhalin.
Dettagli:
- Gubi- sedia - Masculo
- Gubi- sedia - Gent
- Norr- sedia - 11
- Armett - sgabello da bar - DAM ST-aDj
