Circondato da un castagneto secolare e da una vista mozzafiato sul borgo della Città di Caprarola, un vecchio magazzino agricolo trova nuova vita nelle volontà di una giovane coppia. Spinti dall'arrivo del secondo figlio i due desiderano nuovi spazi. Da quelli per la famiglia che si allarga, a quelli più intimi per la coppia.
Il punto di partenza è una struttura pensata per l’agricoltura. Un volume grezzo, articolato su due livelli… magazzino al piano seminterrato e laboratorio al piano superiore. Ad unire i vani una grande scala esterna aperta su due lati. Un manufatto tutt'altro che organico in cerca di un punto d'incontro con il contesto.
È nel tentativo di amalgamare paesaggio e architettura che l’immobile cambia, si riscrive. Aperture, chiusure, nuovi volumi. All’esterno l’esercizio si fa compositivo. Una struttura metallica avvolge la casa come fosse un telaio. Elementi orizzontali e verticali incorniciano gli affacci, definiscono spazi, assolvono le funzioni di ombreggiamento il giorno e quelle d’illuminazione alla sera. La necessità? Un espediente tanto funzionale quanto estetico, che nella ricerca unificante dell’essenziale riscrive prospetti e relazioni tra pieni e vuoti.
Il metodo prosegue all’interno, compositivo e sempre per sottrazione. Spazi aperti, minimali, che si aprono al paesaggio. La zona giorno segue l'arco solare affacciandosi con grandi vetrate sul Borgo. La zona notte invece, rivolta alla campagna, indaga il rapporto intimo tra uomo e natura, con un susseguirsi di aperture più piccole che come tele colgono e raccontano differenti dettagli del parco che circonda l'abitazione.
Le superfici orizzontali, prive di geometria, infondono negli ambienti una continuità naturale interrotta soltanto dal grande blocco ligneo che nasconde e separa le funzioni. Sulle quinte interne la luce esalta la matericità scultorea dell’arredo, semplice e luminoso, sintesi di una ritrovata armonia tra architettura e contesto.