L’ho fatto di nuovo. Ho rubato la luce. Come il racconto di Prometeo che ruba il fuoco agli dei, ho rubato la luce per questa piccola scatola che ho costruito a Venezia.
Un’altra scatola di cemento armato, vuota, piena d’ombra, che perforando i suoi angoli si è riempita della luce solida del sole in movimento. I raggi del sole, percorrendo l’interno del cubo, lo convertono in uno spazio luminoso bellissimo. Con una luce misurata e temperata.
Al centro, sospeso nell’aria, un piccolo cubo bianchissimo, di marmo di Paro(Thassos), che conterrà le ceneti. Come un’urna cineraria romana. La luce solida, toccando il cubo bianco, lo trasfigura e sembra che invece che galleggiare si metta a volare.
Sotto consiglio di Virgilio, riempiamo d’oro la croce scolpita nel cubo. Come racconta nel libro I dell’Eneide (961) “…al pario marmo, - Se di fin’ oro li circonda e fregia.”
Quando dal sentiero del cimitero arriviamo al piccolo grande cubo, e ci avviciniamo al foro che c’è all’altura dei nostri occhi, scopriamo il miracolo luminoso che avviene all’interno. E dopo aver aperto la potente porta, che è un pezzo dello stesso muro di calcestruzzo, penetriamo nel misterioso spazio interno, attraversato dalla luce. E scopriamo il Lumen de Lumine, che é come la Ianua Coeli che ci viene proposta dalle Sacre Scritture.
Cosí è la tomba Mestre. Che abbiamo cercato di costruire come il più bello spazio per ceneri, come un pezzo di cielo in terra.