Nel tratto finale dei lavori di costruzione dello spazio di coworking Wayco Ruzafa, si è presentata l'opportunità di ampliare la proprietà adiacente. Un locale di 1590m2 che aveva ospitato il cinema Goya all'inizio del XX secolo e più tardi la biblioteca Crisol. Trasformato in un supermercato negli ultimi anni di attività, la personalità dei primi tempi era stata cancellata. Il leitmotiv del progetto diventa allora il ritorno al luogo della sua antica grandiosità. L'intervento è volutamente scenografico. Il grande spazio centrale corrisponde alla grande sala cinematografica con la galleria circostante, con diversi sottolivelli, che si affaccia sul luogo dove un tempo venivano proiettati centinaia di film e che oggi separa e collega con lo spazio principale del primo intervento.
Le scale diventano gli attori principali della scena. L'ampia scala originale che dava accesso al piano superiore è stata riadattata, secondo gli standard attuali. Acquisisce un colore verde intenso e si intreccia con una tribuna di legno che invita a molto di più che essere un punto di circolazione. Lo spazio centrale ospita una seconda scala, un tappeto rosso piegato con struttura reticolare metallica, seguendo una soluzione simile a quella sperimentata nello spazio della macchina da stampa (Wayco Ruzafa fase 1). L'andare su e giù acquisisce un certo aspetto di esibizionismo, come se fosse il foyer di un teatro. Il programma della nuova fase incorpora, oltre al grande open space, una serie di uffici privati di varie dimensioni, oltre a sale riunioni e videoconferenze.
Inoltre, questo intervento pone grande enfasi sull'offerta di varie soluzioni per la privacy e il riposo, compensando la sovraesposizione dello spazio centrale. È tanto auspicabile lavorare in spazi aperti, quanto è necessario ritirarsi e trovare diversi gradi di privacy durante il giorno. Si progettano così spazi polivalenti come la sala Crisol, trattata come se fosse un grande salotto; la sala Cinema, uno spazio per fare un pisolino o giocare a ping pong; o i vari angoli attrezzati con divani alti, poltrone, panche, ecc. che permettono diversi modi di interagire (o meno). Le operazioni di base per riqualificare il nuovo spazio di co-lavoro sono consistite nella rimozione dei controsoffitti e degli impianti che comprimevano lo spazio, eliminando inutili divisioni e aprendo strategicamente una serie di lucernari nel tetto industriale esistente, in modo che la luce naturale diventasse l'altro ruolo guida dello spazio di lavoro.
Come nella prima fase, gli intonaci in cattive condizioni sono stati rimossi e il mattone lasciato a vista, dando calore, forza e nozione di temporalità. Un tappeto arancione ricopre il piano terra, attenuando il rumore e dandogli personalità. Una serie di scaffali permeabili percorre la zona centrale di lavoro, proteggendola dagli spazi di circolazione e scavando in un'altra idea ricorrente del progetto, la biblioteca. Una tettoia retrattile nel lucernario principale regola la quantità di luce solare a seconda della stagione, sotto la quale un giovane olivo riposa al centro introducendo un po' di calma e freschezza.