A Napoli, In Via Broggia 3, ad angolo tra il Museo Nazionale, e l’Accademia delle Belle Arti, aggrappato alla Galleria Principe, un imponente portone ligneo indica l’ingresso al “Palazzo Vitozzi”, un palazzo monumentale dell’ottocento Napoletano, realizzato in concomitanza con la Galleria a seguito delle opere di risistemazione urbanistica che interessavano il cosiddetto Rione Museo. Posizionato in fondo al cortile, a mo’ di quinta scenica è posta l’imponente statua di S. Gaetano Thiene, e già su quest’ultima potrebbe iniziare un mirabile racconto sulle sue antiche o preziose origini, ma per brevità ci limiteremo menzionando solo il suo ritrovamento avvenuto durante uno scavo ottocentesco che obbliga, considerata l’autorevolezza del Santo, al suo posizionamento esattamente nello stesso luogo.
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Essa proveniva sicuramente da una delle porte della città esistenti nel periodo vicereale, abbattute fra il XVIII e XIX secolo. Al terzo piano di questo storico palazzo, ci imbattiamo in appartamenti e stanze di altri tempi, salotti e camere, con soffitte e volte completamente dipinte, in un appartamento nobiliare chiuso da tempo abbandonato da chissà quanto, dalla indiscutibile e mirabile bellezza, ma trascurato e violentato nei suoi caratteri genomici da danni strutturali, incuria e soprattutto dalla mancanza di cultura storico-architettonica.
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Apriamo gli oscuranti e le grandi finestre dei balconi che affacciano su via Pessina, gli affreschi sulle volte riprendono a respirare, aria e luce, alzando gli occhi al cielo, lo sguardo si sofferma purtroppo su enormi lesioni che attraversano tutto il dipinto, dovute ad un cedimento strutturale della facciata della Galleria Principe, successivamente messe in sicurezza con la tecnica dell’incatenamento, con “catene” che inevitabilmente attraversano da un lato all’altro degli ambienti.
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Iniziamo le opere di restauro per dare una nuova vita a quei colori ormai sbiaditi dal tempo e dall’abbandono, al capo del progetto c’e’ la firma dello studio di architettura di Antonio Di Maro. Relazione sul restauro degli apparati pittorici al soffitto (Ancora prima di iniziare le opere…) e' vero il restauro e' un attività che comprende moltissime fasi, e sono tutte importantissime per la conservazione di un opera e l'amore e la passione per questa professione c'e’ le fa amare tutte, ma la pulitura o la ricostruzione ha quel quid che affascina e coinvolge ancor di più’ vuoi perche' c'è l'incognita, il fascino della scoperta della pittura originale, magari nascosta sotto strati e strati, o perchè ti fa pregustare il momento di quando andrai a rinnovare quei pesantissimi spessi strati di tempo, che quando lo rinnovi provi quasi un senso di liberazione, di leggerezza, forse perche' si vive il momento dell'incanto nella trasformazione della pittura che torna ad essere leggibile, con le sue forme ed i suoi colori. Come in questo caso dove parte della superficie dei soffitti con arcate a volta del palazzo Vitozzi sono state parzialmente ridipinte e ripristinate poichè alterate nel tempo da gravi lesioni dovute ad un crollo nel 1965 della facciata della galleria Principe proprio a causa della scarsa manutenzione, lesioni che alteravano pesantemente la lettura di tutta la pittura. Senza dubbio la pulitura e la ricostruzione pittorica sono tecniche affascinanti, ma sono anche una delle fasi piu' complesse , delicate e pericolose della messa in opera negli interventi di restauro, in quanto essendo un operazione di rimozione e ricostruzione, non e' reversibile e non si puo’ tornare indietro. Queste fasi si eseguono sempre in modo graduale, controllando l'assottigliamento degli strati e utilizzando soluzioni supportanti che siano compatibili con le tecniche del periodo che consolidano le parti usurate, con solventi e materiali che si possano diffondere negli strati più interni ne limitano l'evaporazione nel consolidamento.
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Prima comunque di poter accedere, e' sempre necessario effettuare tutti i test preliminari e test di solubilità, progettando l'intervento in funzione della sensibilità deleganti della pittura, a garanzia della non pericolosità dell'azione. La soluzione addensante cosi scelta si stende sulle superfici con un pennello in piccole zone, lo si lascia agire, si lavora leggermente, controllando il tempo, e l'azione. Se vi state domandando se ci vuole piu' tempo con questo procedimento, la risposta è si, ci vuole un poco più di tempo che usare una tecnica libera che possono compromettere lo stato e la conservazione dell'intera opera, ma il risultato della sicurezza per il restauratore e l'opera valgono sicuramente oro in salute e professionalità. Quando si effettua una ricostruzione parziale di parti danneggiate, una domanda ricorrente è : cronologicamente sarebbe corretto eseguirla tra le operazioni di un restauro? Su questo argomento, molteplici sono le scuole di pensiero, per "Restauro" si intende, qualsiasi intervento volto a conservare e a trasmettere al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellare le tracce del passaggio del tempo, le opere di interesse storico, artistiche o ambientali, esso si fonda sul rispetto della sostanza antica, e delle documentazioni autentiche costituite da tali opere, proponendosi inoltre, come atto d'interpretazione critica non verbale, ma espressa nel concreto operare.
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Più precisamente come ipotesi critica e proposizione sempre modificabile, senza che per essa si alteri irreversibilmente l'originale. Chiaramente per evitare di inglobare all'interno del manufatto agenti estranei che ne possano compromettere il valore storico, la documentazione artistica, l'autenticità documentaria, fonte di cultura da tramandare nel tempo nel linguaggio che da essa apprendiamo e lo stato, le condizioni conservative dell'opera, le sue problematiche, ci indicheranno la giusta via da seguire . LO STILE PITTORICO Un Restauro non invasivo, rispettando il bene dell’opera e preservandone l’originalità’ storica, con un lavoro di pulitura e parziale ricostruzione nelle lesioni subite per ripristinare le cromie e la completa lettura del dipinto stesso, preservandone l’autenticità’. Le superfici delle soffitte sono interamente dipinte con decorazioni delicate dai toni chiari del pastello richiamano ad un’influenza del periodo Barocchetto. Per i piu’ curiosi “Barocchetto” indica quel periodo storico caratterizzato da un impianto formale e decorativo ancora legato alla matrice Barocca e si inserisce in un contesto storico dello stile Rococò Francese.
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Si legge infatti la decorazione tipica dello stile dove si persegue la stilizzazione formale, soluzioni curvilinee, con linee modulate, ornate da conchiglie, cartigli, riccioli, volute, fiori sparsi, ghirlande, forme ovali che evidenziano volti, medaglioni, giardini aree verdi, al confine tra natura ed arte. I grandi artisti di questo periodo sono decoratori di grande successo, chiamati ad applicare decori nelle casa dei ricchi committenti rappresentando storie di divinità come Venere, l’eleganza, l’amore, la bellezza. Grandi interpreti le cui opere ci introducono in un mondo senza tempo dove figure eleganti si intrattengono in giardini e cieli e scene mitologiche nel trionfo della decorazione. Anche nella tecnica decorativa della realizzazione dei dipinti si riscontra un’influenza francese, dove si intravedono piu’ tipi di intervento, dai tratti a matita, stancil, tecnica dello spolvero, interventi a mano libera e molti altri che non sveleremo, preferiamo non divulgarli. Non si tratta di affresco o mezzo affresco, ma di dipinti dai toni chiari pastello, con tecnica a tempera ed acquerello realizzati da abili maestri con le loro tecniche segrete che nemmeno gli artisti del tempo vi avrebbero svelato.
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La volta del living L'affresco posto in alto a soffitto, in un arcata a volta, (realizzato da autore sconosciuto) incornicia con figure simmetriche, poste negli angoli ed un bordo di fiori contornato da linee geometriche, che racchiudono in un cielo dalle infinite sfumature pastello "una venere ed il suo cupido" In quest'opera l'avvenente dea è accompagnata dall'amore, ritratto nel suo cupido con una lunga lancia tra le mani. Un chiaro rimando al dono dell'amore, dei ritratti posti in basso di lui e lei, due giovani volti che si osservano a distanza in una cornice ovale dal fondo scuro e oro. Un dono all' innamoramento tra i due, alla loro dolcezza, alla loro giovinezza ed alle punture dolorose che solo l'amore riserva. I ritratti posti in basso sottolineano tale caducità', nonché la transitorietà' dei favori di venere, qui raffigurata nelle sembianze di una dama, con un corpo sinuoso ed armonico e danzante, vestita solo di un raffinato velo ed una preziosa corona di fiori che porta in omaggio tra le mani. La volta della camera da letto Resta il mistero, che anche la camera da letto nasconde, racchiuso in un quadrato terminante a volta, diviso in spigoli costituiti da triangoli i principali punti di orientamento nella navigazione, un significato esoterico? Il sole, la luna, il giorno, la notte, la stella polare, le stelle, l’occhio avvolgente dell’essere supremo, puttini, angeli, posti in alto nel raccogliere una rete. Una rete di suggestivi misteri, magari di matrice massonica?
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