A UN PASSO DALLE STELLE

Pamela Ferri come Artist

INTERVISTA IN 10 PUNTI

1. Qual è il tuo nome? Pamela

2. Dove sei nata? Tivoli in provincia di Roma

3. Dove vivi? Medolago in provincia di Bergamo

4. Il tuo colore preferito? L’Azzurro in tutte le sue gradazioni

5. La città dove vivresti meglio? Mi sono spostata tante volte e ogni volta per me era il posto giusto in quel momento. Ho compreso nel tempo che non c’è un luogo dove vivrei meglio se non in quello che vivo nel presente. Ci ho messo un po’ per accettare la mia identità fortemente nomade, anche se le mie azioni parlavano e parlano da sole. Diciamo che in un certo senso ho fatto pace con me stessa e ad oggi posso dire che qui a Medolago, nell’isola bergamasca, ci sto bene.

photo_credit photo by Eleonora Cova Minotti
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6. Il musicista che ha scritto la colonna sonora della tua vita? Indubbiamente Johann Sebastian Bach. Per quanto può sembrare difficile da comprendere, nella sua musica, oltre ad analogie con la geometria classica c’è una forte connessione con la geometria Frattale. Lo stretto collegamento, tra la musica di Bach e l'insieme frattale di Mandelbrot, non rivela solo una scoperta straordinaria, ma anche una connessione poetica.

7. Il libro del cuore e il tuo autore preferito? “Frammenti di un insegnamento Sconosciuto” di P.D. Ouspensky. Per quanto riguarda l’autore, fino a qualche anno fa avrei detto G. Deleuze, ma ultimamente sto di nuovo privilegiando K.G. Jung

8. Il film che ti ha più colpito? Dune

9. Un artista e un architetto che preferisci? Leonardo da Vinci e Louis Kahn

10. Qual è la parola che ti racconta meglio? Leggerezza

Scrivere di Pamela Ferri circondata dalle sue opere è un grande vantaggio, ma principalmente un grande esercizio di ragionamento. Anche se i temi su cui si basa la sua ricerca artistica possono ricondursi fondamentalmente a tre, la geometria, lo spazio e l’universo, la complessità degli stessi e la ricchezza di interconnessioni tra loro rende complicato il riuscire a racchiudere questa ricchezza in uno scritto. Le opere di Pamela Ferri sono vive e pulsanti e generano sensazioni diverse di volta in volta che si entra in contatto con loro, sensazioni che poi, solo dopo un lungo percorso di riflessione, riescono a prendere forma di parole. Paradossalmente è come se il percorso creativo che genera l’opera, si trasferisse nelle opere stesse e loro lo trasmettessero a chi le osserva, attraverso il dinamismo e la molteplicità di sfaccettature che contengono. E così anche il percorso di scrittura solo se diventa un percorso creativo che si compone di diversi momenti di osservazione e restituzione di una successione di visioni, riesce a dare l’idea della produzione artistica di Pamela Ferri.

photo_credit photo by Fabio Turri
photo by Fabio Turri
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La premessa serve ad introdurci nel mondo di A un passo dalle stelle l’installazione site specific per lo SpazioCima di Roma. Già il titolo richiama uno dei temi su cui Pamela Ferri lavora, forse il primo, quello da cui scaturisce la ricerca, l’universo. Il cosmo è la fonte della sua creatività da cui si sprigiona l’energia necessaria alla teorizzazione e poi razionalizzazione della poetica che sottende alle installazioni. Tutto nasce da una matrice, MatriceMater, concepita dall’artista come una ennesima costellazione che lei percepisce nell’universo e che concretizza sulla terra. Il processo di creazione, generato da un procedimento tecnico definito, materializza entità geometriche che costituiscono l’opera allo stesso modo di come le miriadi di stelle formano le galassie.

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È un procedimento tecnico che parte da un “codice base simile ad una Stella a cinque punte aperta in rotazione antioraria lungo una curva a spirale. Ma non è tutto, perché le sue dimensioni tendono all’infinito grazie alla sua capacità di poter replicare il codice iniziale in diverse scale di grandezza che ricordano quelle della geometria frattale”, come Pamela Ferri stessa afferma. E l’universo è sempre presente. “Dall’Universo al suo inverso” è la prima personale di Pamela Ferri a Roma, ad Interno 14, dove c’è l’idea che la ricerca artistica è un atto dinamico che scaturisce dal gesto dell’artista che emana energia allo stesso modo di quella generata dall’espansione primaria dell’universo. Un’energia contagiosa che attiva altre persone che in un determinato momento si trovano in questo luogo che la Ferri definisce sezione, che è uno squarcio, un taglio tra mondi opposti. Un taglio rappresentato da una linea più spessa, come si fa nei disegni di architettura, o di altro colore, ma sempre in una raffigurazione bidimensionale. La spazialità comincia a fare capolino con le prime configurazioni di (Z)n ZERO, la materializzazione della Matrice Universale, secondo il codice che appartiene a Pamela Ferri. E molteplici sono le configurazioni spaziali che la struttura (Z)n ZERO può assumere nello stesso contesto o in contesti diversi al variare del rapporto tra le diverse Matrici elementari che la compongono, della visione che ha l’artista, visione legata anche alle suggestioni che suggerisce il luogo in cui l’installazione prende forma.

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E a questo punto entra in gioco il secondo elemento, la geometria, euclidea, ma anche non euclidea. Tutto parte da figure geometriche elementari, i rombi. “La matrice è generata da un rombo in cui è inscritta una ellisse e che contiene un cerchio”. “Il rombo perché è una figura dinamica rispetto al quadrato e permette la rotazione che è necessaria per generare la matrice. L’ellisse perché ha due fuochi e quindi è più complessa rispetto al cerchio, che però la comprende. Infatti, nella figura che disegno c’è un cerchio e ha come diametro la misura del segmento che congiunge i due fuochi dell’ellisse” così descrive Pamela Ferri la geometria che è all’origine della matrice. La combinazione di tante di queste matrici originarie e la loro rotazione genera elementi riconducibili alla teoria dei frattali. Quindi dalla combinazione di forme semplici, nascono le articolazioni geometriche complesse che sono generatrici delle opere. E la geometria racchiude in sé una simbologia che riporta agli archetipi ancestrali conservati nell’intimo di ciascun essere umano.

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E così accade che l’opera ci incuriosisce, ci attrae, e alla fine ci ingloba. Infatti, quello spazio in cui Pamela Ferri si è mossa fin dall’inizio della sua ricerca, chiaro e definito per lei e per poche persone che riuscivano a cogliere la dimensione spaziale nei suoi disegni, in “A un passo dalle stelle” si materializza e coinvolge tutti, diventa uno spazio di interazione. La definizione “artista che lavora nello spazio”, coniata per lei in occasione della sua prima personale ad Interno 14 a Roma diventa tangibile per tutti e non solo per i pochi visionari che riuscivano a cogliere la spazialità nella bidimensionalità del disegno. La terza caratteristica, lo spazio, ricco di dinamismo e di movimento, luogo in cui le forze che generano l’opera si muovono secondo le regole della fisica, si popola anche di visitatori. Quei segni di sezione, tracciati nei disegni, hanno a mano a mano preso corpo e, alla stessa maniera di come avevano preso forma nelle architetture, night club A Tu x Tu e Casa Artale a Roma, struttura a Palermo, sono diventati installazioni che, in diverse configurazioni, si sono materializzate e vivono di vita propria nei luoghi dove hanno trovato dimora.

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photo by Asia Ferri

E per chiudere una breve intervista, come quella in apertura, con le stesse domande fatte dieci anni fa in occasione della mostra ad Interno 14 a Roma. Dal confronto si comprende tutta la complessità del percorso artistico di Pamela Ferri in questi dieci anni:

IL GIOCO DEGLI OPPOSTI

La linea retta o la linea curva? La linea curva perché in sé contiene quella retta

La sfera o la spirale? Spirale

Platone o Aristotele? Platone

Wright o Le Corbusier? Wright

Boccioni o Carrà? Carrà

Testo di Anna Baldini

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photo by Pamela Ferri

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Crediti Progetto
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