Innesti minimali in un’esclusiva residenza di Bergamo alta, sviluppata su due livelli, che dialoga con la sua impegnativa storia architettonica attraverso trasparenze, leggerezza e luce, paradigmi di una qualità senza confini.
Il progetto si sviluppa in un edificio nato in epoca tarda medioevale come monastero, poi diventato studentato, ruolo svolto fino agli anni Settanta, quando è stato venduto e frazionato in unità abitative.
Nello specifico ho dovuto confrontarmi scrupolosamente con i 'fondi' dell'originario monastero per attenuare il senso del limite tra aree aperte e chiuse e portare luce nella profondità dei volumi.
La prima necessità è stata proprio quella di restituire massima trasparenza all'architettura e fluidità agli spazi tutti vissuti in modo conviviale. "Abbiamo individuato quattro macro aree dentro un'immaginaria linea connettiva che, come una dorsale di luce, le attraversa tutte: un percorso di 25 metri lungo il quale si snodano episodi funzionali quasi mai delimitati da porte”.
La piscina-hammam si raggiunge direttamente soltanto dall’area fitness organizzata dietro la cabina armadio, tramite una scala in nero d'Africa scanalato a mano che, con inconsueto effetto scenico, entra e si conclude nella vasca d'acqua, mentre l’accesso alla zona relax sul deck "zattera", è garantito da una passerella, in legno e acciaio, automatizzata a ponte levatoio. La piscina, senza necessità di modifiche strutturali, è stata ricavata in quella che era stata la cisterna di raccolta dell'acqua piovana all’interno delle mura romane, rendendola ispezionabile – nella porzione sotto deck –dalle scale condominiali.